In questo articolo ti forniremo tante informazioni sulla balbuzie e consigli utili su come affrontarla.

La via alla guarigione prevede un approccio multidisciplinare in cui la riabilitazione ha un peso molto rilevante, come dimostrato in numerosi studi[4].

Balbuzie cos’è?

La balbuzie è un disturbo che viene definito con differenti termini, il più comune è balbettamento ma, in ambiti medici si chiama anche disfemia o dislalia.

Provoca alterazioni del linguaggio che viene interrotto dalle cosiddette disfluenze verbali, che si classificano in:

  • ripetizioni della lettera con cui inizia una parola o della sua prima sillaba;
  • allungamento di un suono;
  • silenzi con visibile sforzo da parte del soggetto che non riesce a iniziare una frase;
  • parole troncate;
  • sostituzioni di termini complessi da pronunciare con quelle più facili, questo atteggiamento si definisce circonlocuzione;
  • sforzo visibile dei muscoli, non solo di viso e collo ma di tutto il corpo, quando si deve parlare.

La balbuzie esordisce, la maggior parte delle volte, in tenera età proprio quando il bambino inizia a parlare ed esprimersi. Per qualsiasi problematica del linguaggio è sempre bene fare una diagnosi precoce così che anche la cura possa essere accelerata.

Quindi, in presenza di qualsiasi sospetto è bene rivolgersi subito a uno specialista che, insieme alla sua equipe provvederà a fare vari esami volti soprattutto a identificare la causa del problema e quantificarlo.

Ad esempio sarà valutato il numero delle interruzioni in una situazione in cui il soggetto deve parlare a ruota libera, come quando sta leggendo.

La balbuzie spesso si presenta durante l’età dello sviluppo, per saperne di più sui disturbi tipici di questa età, leggi il nostro articolo al riguardo.

Classificazione

Ci sono tre diversi tipi di balbuzie, che si classificano in:

  • tonica, il soggetto si blocca prima di pronunciare la frase e allunga il suono della lettera che deve dire;
  • clonica, ripete in modo meccanico le prime lettere della parola;
  • mista, in questa si presentano entrambi i disturbi descritti nei punti precedenti.

La dislalia si può classificare anche secondo il suo esordio in:

  • evolutiva, colpisce bambini da 2 a 4 anni, è fisiologica quindi legata all’apprendimento del linguaggio;
  • benigna, si colloca verso i 7 anni, si risolve spontaneamente anche senza la riabilitazione;
  • persistente o secondaria esordisce dai 6 agli 8 anni, per avere un miglioramento della situazione occorre un consulto medico.

Cause

La balbuzie è un problema che affligge una consistente parte della popolazione. Il 3% dei bambini presenta questo disturbo, per questo sono motivo nate delle associazioni [1] che, oltre a sostenere le famiglie e dare informazioni a riguardo, raccolgono fondi per finanziare studi studi, soprattutto per scoprire le cause del suo esordio. Infatti, ultimamente, ricerche universitarie [2] hanno fatto emergere che la disfemia ha una componente genetica. Un sospetto di questo era emerso già dal fatto che il disturbo colpisce più di frequente gli uomini che le donne.

La maggior parte delle volte, quando si parla di balbuzie s’intende un problema meramente di linguaggio, che non è affiancato a deficit mentali, infatti il pensiero viene costruito in modo corretto, è il momento in cui deve essere espresso che risulta problematico.

In alcuni casi, però, ci possono essere altri disturbi legati all’esordio della balbuzie, come:

  • deficit dell’udito;
  • un ineffice collegamento tra mente e muscoli deputati alla pronuncia di parole, in questo caso si parla di dislalia neurogenica. Tale patologia può presentarsi anche da adulti, in seguito a traumi che hanno interessato la scatola cranica o la colonna vertebrale;

Non è stata del tutto accantonata l’ipotesi che la balbuzie sia legata a un fattore di emotività: i bambini che sono molto insicuri possono presentare alterazioni del linguaggio quando si trovano in situazioni che li rende timorosi, ad esempio quando devono parlare con gli estranei.

In questo caso il disturbo è accompagnato anche da ansia, stress e depressione, quindi è importante affrontarlo con uno specialista.

Come comportarsi in presenza di balbuzie

Come accennato, nella maggior parte dei casi, la balbuzie si risolve da sola con la crescita, l’importante è creare attorno al soggetto in via di sviluppo un clima rilassato e costruttivo; non opprimerlo affinché superi questo difetto e tanto meno prenderlo in giro.

Questo deve essere fatto tanto a casa quanto a scuola, sia dall’insegnante ma anche dai compagni, per evitare il presentarsi di eventi traumatici, che potrebbero portare a delle complicazioni.

Il consiglio è sempre quello di rivolgersi a un medico, in realtà non sarà un solo dottore che si interesserà della cura del problema, ma un’equipe che, in sinergia, troverà una soluzione. Questa è costituita da:

  • un neurologo, per escludere che ci siano complicanze o comorbilità insieme alla balbuzie;
  • uno psicologo, per intraprendere una terapia che porti il paziente ad accettare e superare il proprio disturbo;
  • un logopedista, il responsabile della riabilitazione dei muscoli relativi al linguaggio;
  • un pediatra, uno specialista nelle patologie dei bambini.

Riabilitazione

La riabilitazione nel campo della balbuzie deve essere fatta su differenti fronti, quelli più importanti sono quello:

  • cognitivo, agendo sul suo modo di pensare e sul rinforzo della psiche;
  • emotivo, rendendo più sicuro di se stesso il soggetto;
  • comportamentale, modificando il modo di approcciarsi alle cose;
  • sociale, agevolando il rapporto con gli altri;
  • motorio, aiutando a utilizzare al meglio la muscolatura e la respirazione;
  • linguistico, agendo sulla corretta pronuncia delle parole.

La prima riabilitazione che viene in mente quando si parla di balbuzie è quella legata al linguaggio, il terapista che si occupa di ciò si chiama logopedista.

Questa figura ha a che fare specialmente con i bambini e, dopo aver analizzato la situazione, raccolto dati e fatto test, pianifica il lavoro da eseguire.

Le sedute, soprattutto con i più piccoli, sono sottoforma di gioco e puntano a mettere in pratica esercizi mirati per stimolare il linguaggio e la pronuncia dei termini, rinforzando la tecnica e il movimento dei muscoli facciali ma anche lavorando sulla respirazione e sulla posizione del corpo.

In concomitanza con quella appena descritta ci può essere una terapia cognitivo comportamentale praticata da uno psicologo che, lavorando sulla psiche della persona, aiuta a mettere in atto dei meccanismi che sono in grado di sbloccare la situazione quando si attiva la balbuzie.

Si lavora sui pensieri che nascono in determinate situazioni, infatti, molte volte si chiede al paziente di scrivere ciò che sente su un diario per poi parlarne apertamente durante la seduta.

Si valutano i meccanismi che si attivano in determinate situazioni aiutando il paziente a sostituirli con altri e man mano anche la dislalia, con la modifica dell’atteggiamento verso le paure e le insicurezze, andrà via.

Con la sinergia di questi due tipi di riabilitazione si riesce a curare la balbuzie.

Nei casi più persistenti prescriverà dei farmaci, quelli maggiormente usati sono gli ansiolitici e i tranquillanti che impediscono al soggetto di farsi prendere dalle emozioni quando deve iniziare un discorso.

Consigli da seguire

Per i genitori o i parenti più stretti di un bambino che soffre di balbuzie è importante seguire alcuni accorgimenti, per aiutarlo a migliorare nella patologia:

  • scandire bene le parole in modo naturale, non dando l’impressione che si stia usando un linguaggio differente;
  • non anticiparli in nessun modo quando fanno fatica a pronunciare le parole;
  • evitare di rispondere prima che abbiano finito una frase;
  • non improvvisare una terapia casalinga, con dei consigli estemporanei;
  • astenersi dal promettere loro giochi o dolci se riescono a pronunciare bene le parole;
  • non prenderli in giro in nessun modo, soprattutto in presenza di estranei;
  • ascoltarli e prestare loro attenzione quando parlano.

Alcuni esercizi consigliati, invece, sono:

  • leggere insieme un testo, scandendo le parole all’unisono in questo modo il bambino non si sente l’unico a dover parlare;
  • ripetere in modo uguale quello che è stato detto da un’altra persona, ciò aiuta il bimbo che non dovrà inventare niente ma riprodurre solo dei suoni;
  • cantare o recitare, sono delle attività che favoriscono la fluenza della parola. Molti attori famosi [3] all’inizio della loro carriera soffrivano di balbuzie,
  • ma grazie a piccole recite e spettacoli teatrali scolastici, non solo hanno superato il proprio handicap ma hanno trovato la loro strada nella vita;
  • fare dei discorsi in solitudine o confrontarsi con soggetti di età inferiore verso i quali, di solito, non si crea una situazione di timore reverenziale che invece c’è con i coetanei o con gli adulti.

Se in seguito alla lettura di questo articolo pensi che la riabilitazione possa dare una grande mano a coloro che sono affetti da balbuzie e stai pensando di contattare fisioterapisti esperti in quest’ambito, non ti resta che visitare il sito rehabventure.

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Fonti: 
[1]https://www.stutteringhelp.org/basic-research
[2]https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5370225/
[3] https://www.stutteringhelp.org/famouspeople
[4] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4907555/