L’insegnante di sostegno favorisce l’inclusione del bambino con fragilità e lavora per renderlo attivo nel gruppo classe e facilitarne il percorso di apprendimento.

La scuola è il primo passo verso l’età adulta, il luogo dove ogni bambino sperimenta la socialità, l’uscita dal nido familiare e l’ingresso nel mondo. Nessuno può rinunciare all’esperienza scolastica, un’esperienza lunga e ricca di significato. La maggior parte dei nostri ricordi sono legati al mondo della scuola, un bagaglio umano che ci accompagna per tutta la vita.

Andare a scuola in modo inclusivo e attivo è un diritto, per questo l’ordinamento scolastico italiano prevede la figura dell’insegnante di sostegno, per i bambini che hanno bisogno di un supporto.

La storia dell’insegnamento di sostegno

La figura dell’insegnante di sostegno, così come la conosciamo, nasce nel 1977. In realtà fin dal 1923 esisteva qualcosa di simile, ma solamente per i ragazzi con problemi visivi e uditivi. Tutti gli altri bambini con disabilità, fisica, cognitiva, intellettiva, venivano relegati in classi differenziali o addirittura in scuole apposite, fuori dal normale contesto sociale. Il sistema scolastico di allora escludeva dalla vita sociale il bambino che non poteva partecipare alla vita sociale e aspirare ad una futura autonomia.

Solamente negli anni ’70 si affermò l’idea che nessuno dovesse essere relegato in classi speciali, ma che invece partecipare alla vita scolastica in una classe comune avrebbe aiutato l’integrazione e l’apprendimento.

Chi è l’insegnante di sostegno?

Nasce così la figura dell’insegnante di sostegno, termine che troviamo per la prima volta in una circolare ministeriale del 1979.

L’insegnante di sostegno è un docente a tutti gli effetti, il cui ruolo è rivolto non solo all’alunno che ha in carico, ma a tutta la classe. Il suo giudizio pesa esattamente quanto quello degli altri insegnanti, nella valutazione di tutti gli allievi.

Per accedere al ruolo bisogna essere in possesso di una laurea in Formazione Primaria, e aver conseguito 60 crediti formativi (CFU) in pedagogia e insegnamento speciale presso un’ università riconosciuta. Per le persone diplomate prima del 2001, la laurea può essere sostituita dal diploma magistrale. Solo in questo modo si entra nelle graduatorie e si può aspirare al “ruolo”.

Spesso però i presidi, a causa di carenza del personale, devono chiamare a svolgere le supplenze temporanee docenti non abilitati, a volte anche senza l’esperienza e la preparazione necessaria, trovando il personale nelle graduatorie di istituto o attraverso le MAD (messa a disposizione volontaria).

Cosa fa l’insegnante di sostegno?

Abbiamo detto che l’insegnante di sostegno non lavora solamente con il bambino con disabilità, ma con la classe intera. Solamente lavorando con il gruppo e con l’aiuto di tutti riesce ad integrare il bambino e a favorirne apprendimento e la socialità.

L’insegnante di sostegno lavora anche insieme alla famiglia, comunicando ai genitori l’andamento scolastico e lavorando in sintonia con loro, condividendo con loro gli obiettivi. L’insegnante di sostegno è anche in contatto e confronta con il personale sanitario che segue il bambino, gli educatori, i fisioterapisti, e tutto il team del reparto di neuropsichiatria infantile.

Ogni insegnante di sostegno ha un certo numero di ore settimanali a disposizione del bambino. Può scegliere di impiegarle per lavorare singolarmente, per lavorare con un gruppo di alunni o anche in coppia con un altro ragazzo, avviando un percorso di tutoring alla pari.

Il PEI, Piano Educativo Personalizzato

Il PEI, il piano educativo personalizzato, è un documento che organizza e definisce la vita scolastica del ragazzo. Il team di insegnanti redige a inizio anno il PEI, un documento ufficiale che descrive le attività proposte, gli obiettivi e i trascorsi scolastici. Il consiglio di classe coinvolge anche figure esterne, quali i genitori e gli specialisti.

La famiglia, per validarlo, deve firmare il PEI, ed accettarlo in tutte le sue parti. Qualora la famiglia abbia delle obiezioni sul PEI, il consiglio di classe può rivederlo e correggerlo fino a trovare un accordo.

La famiglia può prendersi del tempo per leggere con calma il programma redatto, portarlo a casa e chiedere anche consiglio ad esperti nel settore.

In casi molto complessi la famiglia rifiuta di firmare il piano educativo; in questo caso la scuola non può fare molto, tranne rispettare la diversità del singolo alunno. La scuola invece, quando viene diagnosticata la disabilità del suo studente, è obbligata a redigere il documento.

Il PEI definisce tutti gli interventi educativi e didattici necessari al bambino, con degli obiettivi scolastici e personali ben chiari. La chiarezza è importante proprio perchè nel corso del ciclo di studio gli insegnanti possono cambiare, e tutti, anche chi verrà dopo, deve essere in grado di interpretarlo correttamente.

Di durata annuale, il PEI deve essere aggiornato ogni anno, alla luce dei cambiamenti che ci sono stati, miglioramenti o regressioni.

Chi può richiedere un insegnante di sostegno?

Possono richiedere un insegnante di sostegno tutti quegli studenti cui vengono riconosciuti dei Bisogni Educativi Speciali (BES). Il bisogno educativo speciale può nascere non solo da una disabilità, ma anche da disturbi dell’apprendimento, particolari fattori socio-economici e culturali, o dalla non conoscenza della lingua in cui vengono svolte le lezioni.

Non solo una diagnosi medica può suggerire il bisogno di un insegnante di sostegno, ma può essere frutto di un’analisi più ampia. Ad esempio anche un bambino straniero, che non conosce la lingua del paese in cui è arrivato, può avere bisogno di un periodo di supporto.

Se uno studente non può raggiungere la scuola

La scuola è un diritto ma anche un obbligo per tutti i ragazzi, anche quelli con disabilità. Che si fa quindi se un bambino, a causa della sua condizione, non può fisicamente raggiungere la scuola?

Anche in questi casi molto particolari in Italia viene garantito il diritto all’istruzione. Bisogna rivolgersi al provveditore che disporrà una “classe distaccata”, in modo che ragazzi degenti in strutture sanitarie o costretti a casa possano proseguire il proprio percorso scolastico con successo.

Il conseguimento del titolo di studio

Il conseguimento del titolo di studio, per ragazzi con bisogni educativi speciali, funziona in modo diverso a seconda del grado di istruzione.

Nelle scuole primaria e secondaria di primo grado (conosciute in passato come elementari e medie), il titolo di studio viene sempre conseguito, anche con un percorso di studi differenziato.

L’esame finale della scuola secondaria di primo grado, chiamato in passato esame di terza media, viene sempre ritenuto valido, anche se l’alunno ha seguito un percorso particolare e personalizzato.

Per le scuole superiori, le secondarie di secondo grado, il discorso è diverso. Il titolo di studio, il diploma, si consegue solo se si sostiene un esame finale equipollente.

Se non si sostiene un esame di stato valido non si ottiene il titolo di studio, ma solamente un attestato che accerta di aver frequentato quella scuola e per quanti anni. L’attestato viene rilasciato anche se lo studente non si presenta nella sede d’esame.

L’importanza del sostegno

A volte i genitori rifiutano di affiancare al loro figlio una figura di supporto scolastico e rifiutano la possibilità che venga assegnato da un insegnante di sostegno.

I tabù e le resistenze riguardo questa importante figura sono ancora tanti, non sempre la possibilità di avere un docente di sostegno viene vista come una cosa positiva. L’insegnante di sostegno non marchia come inferiore o incapace il bambino, semplicemente aiuta lui e tutta la classe ad avere un percorso scolastico efficace e sereno.

Uno studente in evidente difficoltà, se solo e senza sostegno, potrebbe scoraggiarsi ed avere un percorso frustrante e negativo con la scuola, i compagni, gli insegnanti. Di certo fare finta di niente non è il modo per migliorare la situazione.

Quando è necessario, affidarsi alla scuola e giovare di tutti i sostegni che ci può dare, è la strada migliore e più semplice.

Fonti:
https://www.anastasis.it/disturbi-specifici-apprendimento/pdp/
https://asnor.it/it-schede-35-bes_bisogni_educativi_speciali
https://www.orizzontescuola.it/pei-differenziato-o-semplificato-quando-si-consegue-il-diploma-nella-scuola-secondaria-di-ii-grado/