Difficoltà motorie e dolori associati allo svolgimento di azioni specifiche possono creare un grave handicap nella vita di tutti i giorni. La branca della medicina che si occupa del corretto funzionamento dell’apparato osseo, di quello muscolare e di quello tendineo, quindi della giusta posizione del corpo, è l’ortopedia. In seguito a traumi, malattie o difetti congeniti di tale ambito una soluzione che può davvero portare miglioramenti è la riabilitazione ortopedica [1].

Di cosa si occupa la riabilitazione ortopedica?

Quando si parla di ortopedia il primo pensiero si rivolge ad alterazioni scheletriche e delle ossa, tale branca della medicina però non si dedica solo ad allineare in modo corretto l’apparato scheletrico, dopo un trauma o a causa di una malformazione congenita. L’ambito d’interesse di questa specialità è legato piuttosto al raggiungimento di una postura ottimale e al buon funzionamento dell’apparato locomotore. Quest’ultimo è costituito non solo dalle gambe ma anche dalla colonna vertebrale e da muscoli e nervi che determinano il movimento. Una riabilitazione ortopedica quindi si occupa di aiutare i pazienti che hanno problemi nella deambulazione con esercizi mirati a riacquistare la piena funzionalità dei propri arti [2].

Fasi iniziali di una riabilitazione ortopedica

Solo un medico può prescrivere una riabilitazione osteomuscolare a un paziente, egli lo sottoporrà a una visita che consta di vari step. All’inizio ci sarà una sorta d’intervista in cui lo specialista, con domande specifiche rivolte al soggetto, farà un anamnesi della malattia. In seguito, procedendo con palpazioni e mobilizzazioni dell’area d’interesse, verranno verificate eventuali anomalie di struttura e l’origine dei dolori lamentati. Il medico può chiedere, inoltre, di visionare alcuni esami che gli permettono di analizzare dall’interno l’area che ha subito un trauma, ad esempio:

  • radiografia, una fotografia delle ossa del paziente;
  • risonanza magnetica nucleare, una tecnica che permette di vedere in modo analitico l’interno del corpo umano;
  • ecografia, consente un’analisi approfondita senza radiazioni ma sfruttando gli ultrasuoni.

Come la riabilitazione ortopedica migliora vari tipi di patologie

Situazioni per cui la riabilitazione ortopedica risulta essere particolarmente efficace sono:

  • protesi ad anca o ginocchio;
  • fratture scomposte o di grave entità;
  • soggetti emiplegici, che hanno deficit motori e quindi ridotta mobilità;
  • patologie croniche degenerative come artrosi, artrite od osteoporosi;
  • infiammazioni articolari;
  • infortuni sportivi, soprattutto ai legamenti o alle giunture.

Riabilitazione in degenza o in ambulatorio

Esistono due tipi di riabilitazione:

  • quella che si pratica all’interno dell’ospedale o della casa di cura, pianificata in seguito a un intervento o a un fatto traumatico, per permettere al soggetto di riacquistare subito la mobilitazione degli arti offesi;
  • quella che si svolge a livello ambulatoriale, in studi specialistici che permettono al paziente di continuare il percorso anche dopo la dimissione. 

Periodicamente si farà un check degli obiettivi raggiunti e quindi il programma di attività verrà rimodulato a seconda dei progressi fatti, in modo del tutto personale. La riabilitazione intesa come esercitazione del corpo fatta dal paziente (attiva) o in sinergia con il fisioterapista (passiva) sarà svolta di pari passo a un programma di rieducazione quotidiana che permette a soggetto di seguire, man mano, una vita quanto più normale e autonoma possibile. Quando, poi, il soggetto avrà recuperato la sua piena forma fisica si procederà a stabilire degli appuntamenti periodici per eseguire dei controlli circa il mantenimento dei progressi fatti.

Il fisiatra: è il medico a cui rivolgersi in queste circostanze

In caso di traumi a ossa e giunture, dopo la visita ortopedica che diagnostica l’alterazione che ha subito il corpo, per ritrovare la forma fisica ci si può rivolgere a un altro medico: il fisiatra [3]. Si tratta di uno specialista che si occupa del fisico e della sua riabilitazione, sarà lui a pianificare l’iter riabilitativo insieme al suo pool di esperti. Infatti questa figura coordina i fisioterapisti, i tecnici ortopedici, e anche gli psicologi. Per stabilire quale tipo di fisioterapia sia più in linea con il problema da risolvere il fisiatra farà una visita al paziente prendendo in considerazione il referto ortopedico e prescriverà una cura personalizzata, indirizzandolo sulla tecnica riabilitativa appropriata. Potrà ritenere necessario, inoltre, affiancare la mobilitazione del corpo a trattamenti farmacologici ed eventuali ausili ortopedici, come tutori o plantari. 

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Tecniche di riabilitazione ortopedica

Esistono varie tecniche di riabilitazione ortopedica, occorre usare quella giusta in ogni situazione, seguendo i consigli di uno specialista.

Normalmente nella prima fase sarà più che altro il terapista a svolgere mobilitazioni o massaggi, con il fine di eliminare il dolore e l’infiammazione. Nella seconda parte della terapia il paziente avrà un ruolo attivo, infatti dovrà performare esercizi che lo aiutano a recuperare il tono muscolare e la mobilità. Quando il dolore sarà completamente sparito si potrà agire sulla coordinazione motoria, sull’equilibrio e su tutti i movimenti fini.

Tecniche manuali

Le tecniche riabilitative più usate sono:

  • kinesioterapia, il termine deriva dalla parola greca “kinesis” che significa movimento. Si tratta di una serie di esercizi svolti a terra con l’aiuto di un fisioterapista che mobilizza le varie parti del corpo, per favorire il rinforzo muscolare e permettere il recupero delle azioni che il paziente fa fatica a svolgere. Si usa per soggetti lungodegenti costretti in una stasi forzata o coloro che hanno subito dei traumi;
  • rieducazione alla deambulazione, utile soprattutto per interventi alle anche o al ginocchio. Il terapista fa svolgere al paziente vari esercizi che gli permettono di ritrovare il modo di camminare ottimale. Consigliandogli come appoggiare i piedi, spostare il peso quando deambula e allenandolo a fare ogni giorno uno sforzo ulteriore per ritrovare la mobilità. In questo caso si impiegano ausili come gradinate, percorsi a ostacoli e pesi.
  • massoterapia, termine che deriva dal greco “masso” che significa impastare, si tratta di massaggi energici al corpo per risvegliare muscoli e articolazioni, è il terapista che, con movimenti sapienti, manipola zone circoscritte o tutto il fisico per risvegliarlo;
  • taping muscolare, una tecnica fisioterapica molto in voga attualmente, utilizzata soprattutto dagli sportivi. Si impiegano dei cerotti elastici che vengono posti sulla pelle in modo tale da distendere muscoli e nervi ed eliminando il dolore.
  • rieducazione funzionale, si fa in modo particolare nel post operatorio. Serve per riattivare un fascio muscolare o un arto tramite esercizi atti a favorire la mobilità. In questa si annoverano attività che migliorano l’equilibrio, il corretto uso di una parte del corpo e aiutano la coordinazione;
  • rieducazione propriocettiva, fondamentale per qualsiasi tipo di trauma avuto, serve per modificare la sensazione che il paziente ha del suo corpo. Un allenamento in tal senso porta a muovere in maniera corretta il proprio corpo;
  • terapia occupazionale [4] o anche detta della vita di tutti i giorni, in questa branca riabilitativa si aiuta il soggetto ad essere autonomo nella quotidianità, aiutandolo a uscire di casa e svolgere differenti mansioni, da quelle semplici a quelle più complesse.

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Le tecniche strumentali

Per ritornare a muovere il proprio fisico in maniera ottimale si può utilizzare anche la riabilitazione strumentale, chiamata così perché impiega degli strumenti che interagiscono con il corpo per aiutarlo a ritrovare le sue funzionalità. Alcuni esempi sono:

  • laser, si tratta di un’onda luminosa che può essere veicolata a differenti intensità in maniera continua o intermittente. La sua funzione principale è quella di riattivare le cellule, ma favorisce anche il drenaggio dei liquidi, l’eliminazione del dolore, la riduzione infiammazione e la riattivazione della circolazione;
  • TECAR (Trasferimento Energetico Capacitivo-Rsistivo) permette di creare calore all’interno del corpo che favorisce la vasodilatazione e la circolazione sanguigna, inoltre aiuta a risanare i tessuti e accelera la guarigione stimolando la loro rigenerazione;
  • ultrasuoni, si tratta di onde sonore ad alte frequenze che riescono a penetrare nel corpo fino a 5 cm se veicolate con un particolare strumento. Si usano per trattare ossa, tendini e muscoli generando calore e mobilizzando i tessuti così da agevolarne la guarigione;
  • magnetoterapia, usa le onde elettromagnetiche che agiscono sulle cariche elettriche che si trovano all’interno del nostro corpo. Verrà, quindi, stimolato il movimento di ioni positivi e negativi, soprattutto per favorire la guarigione dell’apparato osseo;
  • elettrostimolazione, come dice il nome, punta a favorire la contrazione muscolare tramite impulsi elettrici veicolati da elettrodi. I muscoli, infatti, si muovono grazie a una differenza di potenziale creata dagli ioni cloro e sodio. Questa tecnica punta a ricreare tale sistema agendo, però, dall’esterno. Si usa in pazienti che non possono svolgere attività fisica o sono allettati per tonificare la muscolatura.
  • TENS (Transcutaneous Electrical Nerve Stimulation), si utilizzano correnti elettriche di bassa intensità per stimolare le fibre nervose. Quindi, il terapista dopo aver posizionato gli elettrodi in punti strategici, attiva il macchinario che ha come fine quello di ridurre il dolore. Si usa nelle fasi acute delle patologie.
Fonti: 
[1] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5125165/
[2] https://www.researchgate.net/topic/Orthopedic-Rehabilitation
[3] https://www.aapmr.org/about-physiatry/about-physical-medicine-rehabilitation/what-is-physiatry
[4] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6476805/